Francesca Corona “Una capacità di immaginare l’invisibile”

Il cielo non è un fondale

© Elizabeth Carecchio

Lei potrebbe spiegare il suo ruolo presso la compagnia? Esiste una sfida per quanto riguarda la lingua e di conseguenza, la traduzione?
Collaboro con Daria e Antonio da tanto tempo, per alcuni anni abbiamo condiviso pensieri, progetti, dinamiche, vita, appartamenti. Abbiamo incrociato i nostri percorsi a più riprese e con obiettivi ogni volta diversi. Negli ultimi anni abbiamo iniziato a lavorare insieme in modo più strutturato, concentrando il mio lavoro nella cura della promozione e distribuzione internazionale della compagnia. Nel caso del lavoro di Deflorian/Tagliarini devo dire che non si è mai posta la questione della traduzione e dei sovratitoli come problematica rispetto alla distribuzione internazionale dei loro spettacoli. E questo nonostante si tratti di lavori nei quali la parola e il suo raccontarsi sono al centro, in spettacoli nudi, nei quali tutto si svolge nella relazione e in una certa prossimità, dove molto è in mano agli spettatori e alla loro capacità di immaginare l’invisibile.

Secondo a lei, come reagiscono il pubblico francese ed i professionali di fronte al lavoro di Deflorian/Tagliarini?
La Francia è stata un paese molto generoso e accogliente con Deflorian/Tagliarini. Il mio lavoro è stato quello di creare incontri possibili tra gli artisti e operatori che potessero difendere il loro lavoro. Il primo a fidarsi e ad infilarsi ad una prova in uno spazio occupato di Roma è stato Didier Juillard, all’epoca direttore della programmazione de La Colline. E di seguito tanti altri operatori si sono appassionati alla compagnia, iniziando a creare legami che si stringono sempre di più, come quello con il Festival d’Automne chiaramente, o il Théâtre Garonne di Toulouse, da subito sostenitori e grande complici.
Il pubblico francese è stato altrettanto accogliente, molto toccato dalla semplicità e da una certa umanità che emerge dai loro spettacoli. Nei tanti scambi con il pubblico francese viene fuori una grande curiosità rispetto ai metodi di lavoro e di scrittura di Daria e Antonio, alle modalità del procedere della ricerca e dell’evoluzione dall’idea iniziale alla scrittura scenica. Ma anche c’è una certa curiosità rispetto alle condizioni di lavoro in Italia e al panorama all’interno del quale si inscrivono Deflorian/Tagliarini.

Quali saranno i prossimi lavori della sua compagnia?
Durante la fase di ricerca e di studio che ha preceduto le prove de Il cielo non è un fondale Daria e Antonio hanno rivisto “Deserto rosso”, il magnifico film di Michelangelo Antonioni con Monica Vitti (1964). E dopo averlo rivisto è nato un desiderio forte e molto chiaro di voler lavorare su questo film, sull’insofferenza alla vita della sua protagonista, sul rapporto tra figura e sfondo di cui Antonioni sa raccontare così bene. Ancora sono all’inizio del pensiero, Daria e Antonio inizieranno a lavorarci durante la primavera 2017 per un debutto nella seconda metà del 2018. Parallelamente lavoreranno con l’artista olandese Lotte Van Den Berg, per costruire la versione italiana della performance di Lotte Cinéma Imaginaire e che debutterà in Italia a settembre 2017.

Francesca Corona è una curatrice e organizzatrice teatrale, vive tra Marsiglia e Roma. Responsabile della programmazione internazionale del festival Short Theatre di Roma, accompagna e promuove il lavoro di artisti e compagnie, tra i quali Deflorian/Tagliarini, Lucia Calamaro, MK, Cristina Rizzo. Dal 2015 è consulente artistica del festival di danza contemporanea DANSEM di Marsiglia.

 

Pourriez-vous définir votre rôle auprès de la compagnie? – Y a t-il un enjeu autour de la langue et donc de la traduction ?
Je travaille avec Daria et Antonio depuis longtemps, durant des années nous avons partagé ensemble des réflexions, des projets, des dynamiques, des tranches de vie, des appartements. Nos parcours se sont croisés à de nombreuses reprises et, à chaque fois, avec des objectifs différents. Ces dernières années, nous avons commencé à travailler ensemble de manière plus structurée, ma collaboration s’est concentrée sur la promotion et la diffusion internationale de leur compagnie. En ce qui concerne le travail de Deflorian/Tagliarini, je dois dire que la question de la traduction en soi et du surtitrage n’a jamais constitué une problématique du point de vue de la distribution de leurs spectacles à l’international. Et ce, malgré le fait que la parole et la manière dont elle se raconte soient au cœur de leur travail, dans des spectacles nus où tout se déploie à travers la relation et dans une certaine proximité, spectacles dans lesquels une grande part tient dans les mains des spectateurs et dans leur capacité d’imaginer l’invisible.

Comment sentez-vous le public français et les professionnels autour du travail de Deflorian/Tagliarini?
La France a été un pays très généreux et accueillant avec Deflorian/Tagliarini. Mon travail a consisté à créer des rencontres possibles entre ces artistes et les programmateurs et professionnels susceptibles de défendre et accueillir leur travail. Le premier à témoigner sa confiance et à venir assister à une répétition dans un théâtre squatté de Roma a été Didier Juillard, alors directeur de la programmation à La Colline. Et de suite, beaucoup d’autres programmateurs ont manifesté un très vif intérêt pour la Compagnie, ce qui a permis de nouer des liens qui se resserrent toujours plus, comme c’est clairement le cas avec le Festival d’Automne ou le Théâtre Garonne à Toulouse, qui ont tout de suite apporté leur soutien et sont depuis de grands complices.
Le public français a réservé un accueil tout aussi chaleureux, très touché par la simplicité et par une humanité certaine qui émergent de leurs spectacles. Les nombreux échanges avec le public français révèlent la grande curiosité que celui-ci porte aux modes de travail et d’écriture de Daria et Antonio, aux modalités de déroulement de leur recherche et d’évolution de l’idée de départ à l’écriture scénique. Mais, il y a aussi une réelle curiosité à l’égard des conditions de travail en Italie et du paysage dans lequel s’inscrivent Deflorian/Tagliarini.

Sur quels futurs projets travaille la compagnie ?
Durant la phase de recherche et d’étude qui a précédé les répétitions de “Il cielo non è un fondale” Daria et Antonio ont revu “Désert rouge”, le magnifique film de Michelangelo Antonioni avec Monica Vitti (1964). Et après l’avoir revu, ils ont clairement ressenti la forte envie de travailler sur ce film, sur l’incapacité d’adaptation au monde de sa protagoniste, sur le rapport entre le sujet et le contexte dont Antonioni sait si bien parler. Ils ne sont encore qu’au début de leurs réflexions, Daria et Antonio commenceront à y travailler au printemps 2017 pour une création qui se fera courant 2018. En parallèle, ils travailleront avec l’artiste hollandaise Lotte Van Den Berg pour bâtir la version italienne de la  erformance de Lotte “Cinéma Imaginaire” qui sera créée en Italie en septembre 2017.

Francesca Corona est curatrice et productrice théâtrale, elle vit entre Marseille et Rome. Responsable de la programmation internationale du festival Short Theatre de Roma, elle accompagne et assure la promotion et la diffusion de divers artistes et compagnies, parmi lesquels Deflorian/Tagliarini, Lucia Calamaro, MK, Cristina Rizzo. Depuis 2015, elle est collaboratrice artistique pour le festival de danse contemporaine DANSEM à Marseille.